Filosofo brasiliano. Laureatosi in
Diritto e Scienze sociali all'università di Porto Alegre, esercitò
per qualche tempo l'avvocatura e l'insegnamento; si ritirò quindi a vita
privata per dedicarsi esclusivamente alla filosofia. Partendo da Pitagora,
tentò una conciliazione tra la pitagorica
Mathesis Megiste e la
sapienza infusa dell'Aquinate, com'è contenuta nel commentario del
De hebdomadibus di Severino Boezio. Per
S. la filosofia diventa
scienza, anzi superscienza nonché sapienza dei principi in quanto tali.
Essa si presenta
concreta perché consente di conoscere le cose
alla loro radice e perché non ha per oggetto idee a priori; nello stesso
tempo è
positiva,
ossia costruttiva e non soltanto critica
e negativa, e deve essere anche
apodittica, non soltanto problematica e
probabile. In queste vesti essa può presentarsi come ponte tra metafisica
e religione cattolica rivelata ed anche potrebbe diventare un nuovo metodo
apologetico e catechetico adatto, in modo particolare, agli attuali ambienti
colti.
S. ha elaborato un sistema che, come sintesi profonda degli
elementi di convergenza di tutti i più grandi filosofi e in omaggio a
Platone, ha chiamato
Matese.
S. rimprovera alla filosofia moderna
atteggiamenti negativi, come soggettivismo e astrattismo, scetticismo,
finzionismo, nichilismo, denunciandone i “frutti nefasti” nell'opera
Invasione verticale dei barbari (1967). Ma dei grandi maestri della
filosofia moderna scopre pure e valorizza valide verità parziali, come ad
esempio in Nietzsche. Tra le sue opere citiamo:
Sapienza dei principi,
Sapienza dell'unità,
Sapienza dell'essere e del nulla,
Sapienza delle leggi eterne.
S. scrisse anche alcuni lavori di
carattere letterario, quali il
Corso di oratoria e di retorica (1953),
Tecnica del discorso moderno,
Pratica di oratoria ed alcuni volumi
divulgativi come
Invito alla filosofia,
Invito alla psicologia
pratica ed
Invito all'estetica (Tietè, San Paolo
1907-1968).